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Il collegio dei segreti

È esistita una resistenza tedesca contro il nazismo? Se sì, chi furono coloro che trovarono il coraggio di opporsi, spesso mettendo a rischio la vita propria e quella dei familiari? Semplicemente eroi, troppo presto dimenticati per ragioni politiche collegate alla storia tedesca ed europea del secondo dopoguerra. È a costoro che questo romanzo vuole dare un nome, un volto, un ruolo, seppur di fantasia, restituendo valore al lato nascosto della triste medaglia che fu il Terzo Reich.

Nel 1936, dopo i giochi olimpici di Berlino, la piccola Edda e suo padre, un diplomatico italiano inviato in Germania in virtù dei legami di amicizia con Galeazzo Ciano, giungono nella capitale tedesca; la decisione del genitore di iscrivere la figlia in un collegio privato d’elite, dove vengono accolte ed istruite ragazze appartenenti alle famiglie della “Berlino bene” di quegli anni, sarà fatale…

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Quando l’aereo atterrò, poco dopo le undici del mattino, la donna avvertì una sorta di tuffo al cuore. Nel momento in cui le ruote toccarono il suolo, fu come se l’impatto facesse tutt’uno con il colpo che avvertì: un insieme di emozioni contrastanti e difficili da spiegare. Aveva il desiderio di rivedere l’amica che l’aveva invitata, ma tornare lì dopo tanti anni le creava una profonda angoscia. Quando se n’era andata, molto tempo prima, aveva giurato a se stessa che mai più avrebbe rimesso piede in quella nazione. A casa, non c’era più suo marito: il suo amato Mark era morto l’anno prima, dopo una lunga e dolorosa malattia. Non avendo avuto figli, fu probabilmente il grande senso di solitudine ad indurla a venire meno al giuramento fatto con se stessa. La sua amica si era offerta di farla andare a prendere all’aeroporto e di ospitarla ma lei, con un pretesto, aveva declinato l’invito: la verità era che non se la sentiva di fermarsi a dormire in quel luogo pieno di ricordi. Un taxi la portò in albergo. Era quasi ora di pranzo, ma per via dell’emozione non aveva appetito. Una volta salita in camera, non disfò la valigia: era il suo modo di sentirsi pronta a ripartire in qualunque momento. Nel primo pomeriggio si fece condurre a casa dell’amica con una macchina dell’albergo. Non ebbe bisogno di guardare il biglietto, ricordava perfettamente l’indirizzo. La splendida villa, di colore verde con il tetto coperto di tegole rossastre, sorgeva in un quartiere residenziale, ai confini della grande città.