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Noi viviamo in periferia – Tutto quello che mi serve veramente sapere l’ho imparato in Bovisa

Stefano Pellegrini racconta la sua quotidianità immerso nel  ‘mondo parallelo’ della periferia milanese. Luoghi, suoni, colori: uno stile dal taglio ironico che conduce il lettore attraverso aneddoti, pensieri e riflessioni. Racconti di vita tra palazzi, asfalto, tram, negozi e locali.
Integrato da fotografie della periferia urbana di Giancarlo Mongelli, il libro regala una visione alternativa, un microcosmo quasi surreale nel quale immergersi in un connubio tra sorriso e riflessione.

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Bovisa nasce da “Bovi”, buoi.

Era una borgata agricola che venne inglobata da Milano nel 1873.

Ad inizi ‘900 arrivò l’industria, che nella seconda metà del secolo se ne andò; rimase Bovisa.

Ora Bovisa è uno dei quartieri nord di Milano, che porta ancora ben visibili tutte le cicatrici del suo passato industriale. È Periferia, con la P maiuscola: il tram 2, che va in centro, ha qui la sua origine; qui i treni delle FERROVIENORD trovano l’ultima stazione cittadina, per poi fuggire verso Como e Varese; e qui la 90, la multietnica circolare che percorre la circonvallazione esterna, non manca mai di fare una sosta e riversare fuori un poco d’umanità. Non c’è la metro, o meglio, bisogna arrivare fino al quartiere Maciachini e lo spazio da coprire è una di quelle distanze stupide che no, non è lontano, ma non è neanche proprio vicino.

In Bovisa c’è anche il Politecnico, le sedi distaccate di Design, Architettura ed Ingegneria; ma gli studenti arrivano, da Milano e non, si mangiano un kebab e se ne vanno. Sono pochi quelli che rimangono e vivono qui. La maggior parte di loro, come le macchine che corrono lungo via Bovisasca, sono di passaggio.

In Bovisa c’è molta immigrazione, di tutti i tipi. E ci sono anche i vecchi abitanti della Bovisa Operaia degli anni ‘60, che non sempre ne sono contenti.