Bovisa nasce da “Bovi”, buoi.
Era una borgata agricola che venne inglobata da Milano nel 1873.
Ad inizi ‘900 arrivò l’industria, che nella seconda metà del secolo se ne andò; rimase Bovisa.
Ora Bovisa è uno dei quartieri nord di Milano, che porta ancora ben visibili tutte le cicatrici del suo passato industriale. È Periferia, con la P maiuscola: il tram 2, che va in centro, ha qui la sua origine; qui i treni delle FERROVIENORD trovano l’ultima stazione cittadina, per poi fuggire verso Como e Varese; e qui la 90, la multietnica circolare che percorre la circonvallazione esterna, non manca mai di fare una sosta e riversare fuori un poco d’umanità. Non c’è la metro, o meglio, bisogna arrivare fino al quartiere Maciachini e lo spazio da coprire è una di quelle distanze stupide che no, non è lontano, ma non è neanche proprio vicino.
In Bovisa c’è anche il Politecnico, le sedi distaccate di Design, Architettura ed Ingegneria; ma gli studenti arrivano, da Milano e non, si mangiano un kebab e se ne vanno. Sono pochi quelli che rimangono e vivono qui. La maggior parte di loro, come le macchine che corrono lungo via Bovisasca, sono di passaggio.
In Bovisa c’è molta immigrazione, di tutti i tipi. E ci sono anche i vecchi abitanti della Bovisa Operaia degli anni ‘60, che non sempre ne sono contenti.